Cos’è la destra cos’è la sinistra

Alcuni miei lettori, a quanto pare “pochi ma buoni”, mi hanno chiesto in più occasioni di chiarire perché in tutti i pezzi che scrivo do per scontato che i 5Stelle siano “oggettivamente” di destra, contrariamente, tanto per cambiare, a quanto sostengono la maggior parte degli osservatori e commentatori di cose politiche. Colgo volentieri la loro sollecitazione utilizzando come chiave prevalente di lettura, l’ideologia. Se la cosa funziona penso che utilizzerò lo stesso schema per leggere anche Lega, Forza Italia, PD, Liberi e Uguali, magari attraverso un apposito volume più ponderato e documentato di quanto si possa fare in un blog. Considerate quanto segue dunque un insieme di appunti sui quali ho intenzione di lavorare nel prossimo futuro.

L’espressione: “Siamo un movimento post ideologico né di destra né di sinistra” è un’espressione sbagliata sotto molti punti di vista. La formulazione corretta dovrebbe essere: “Siamo un movimento ideologico, post comunista e post democristiano, oppure, post socialista e post liberista”.

Vediamo gli errori concettuali contenuti nella formulazione originale.

In letteratura il termine ideologia ha due diversi significati: quello di “falsa coscienza” e quello di “sistema di valori”. Per falsa coscienza si intende una sistematica distorsione della realtà per fini propri: che tale distorsione sia voluta, e cioè strumentale, oppure derivi da un condizionamento profondo delle mappe cognitive è cosa su cui si potrebbe discutere a lungo.

Per sistema di valori si intende l’insieme di assunti, valori, simboli che caratterizzano una qualsiasi organizzazione e orientano il suo comportamento. Si potrebbe parlare anche correttamente di “cultura organizzativa” intesa come il modo in cui “qualsiasi organizzazione affronta i problemi di integrazione interna e di adattamento esterno” (Shein).

Se assumiamo il significato più neutrale di ideologia come “sistema di valori” ne deriva che nessuna organizzazione al mondo esiste e può vivere senza ideologia e quindi l’espressione siamo un movimento post ideologico è un totale non senso. Al più posso dire che la mia ideologia, quella del mio movimento, è diversa da quelle che mi hanno preceduto e quindi il “post” va riferito alle ideologie precedenti (socialisti-liberisti) e non alla ideologia in quanto tale.

Anche l’affermazione “né di destra né di sinistra” è un non senso. La collocazione lungo l’asse destra-sinistra, per quanto questi termini abbiano perso parte della loro pregnanza, non è un processo di “autocertificazione” per cui chiunque può dichiararsi di destra, di sinistra oppure né di destra né di sinistra. La collocazione è un dato “oggettivo” legato alla storia, ai programmi, ai comportamenti, ai valori ecc. ed è altresì un dato universale e non localistico. Con un po’ di attenzione si possono riconoscere “culture politiche” tendenzialmente di destra e culture politiche tendenzialmente di sinistra. L’autocollocazione destra/sinistra che i sondaggisti chiedono agli elettori è certamente significativa delle loro percezioni ma non è assolutamente dirimente.

Il fatto che in molti casi movimenti “rivoluzionari” si considerino di sinistra è spesso il frutto della loro “ignoranza” e di quella degli osservatori che li classificano e spesso li appoggiano. Non tutti i ribellismi sono di sinistra.

Nelle prossime pagine cercherò di descrivere e interpretare il sistema di valori dei 5Stelle, tecnicamente la loro ideologia, nonché di dimostrare che questa ideologia si iscrive “naturalmente” e “oggettivamente” nella tradizione della cultura di destra.

Secondo Panebianco il modello originario è l’insieme delle caratteristiche che qualsiasi organizzazione assume nel momento della sua fondazione. Questo momento è particolarmente importante perché i valori e la cultura che esprime tendono a perpetuarsi nel tempo e a persistere come una sorta di filo rosso anche a fronte di successivi cambiamenti significativi.

Il modello originario, l’imprinting, dei 5Stelle è stato, e rimane sottotraccia, il “Vaffanculo day”. Al di là della volgarità dell’espressione che non mi scandalizza più di tanto, ma che foneticamente mi ricorda il “Me ne frego” o il “Boia chi molla”, quello che mi preme sottolineare è che l’espressione politica “vaffanculo” richiama quello che in termini tecnici potremmo definire un “ribellismo a-specifico”. Alle origini del movimento vengono mandati a quel paese tutti, nessuno escluso: banche, governi, partiti, sindacati, giornali, Europa, cooperative, televisioni, ecc. tanto è vero che qualcuno li ha definiti un “movimento antisistema”.

In questa componente fondamentale dell’ideologia grillina si mischiano confusamente elementi di protesta, elementi anarcoidi ed anche elementi che potremmo, volendo, definire utopistici. Nulla però che possa far pensare ad una posizione di sinistra ancorchè latamente e modernamente intesa.

Se c’è una caratteristica universale, in senso spazio temporale, di tutte le esperienze di sinistra è quella di aver sempre individuato con precisione qualcuno da combattere: lo sfruttamento, il capitale, i padroni, il capitalismo, le multinazionali, gli usurpatori, i colonialisti, ecc. I partiti di sinistra erano i veicoli organizzativi attraverso i quali, in modi anche spesso diversi tra di loro, si combattevano i comuni nemici (vedi per esempio la distinzione tra socialisti, socialdemocratici e comunisti).

Il ribellismo a-specifico non è mai stato nelle corde della sinistra ed è molto più facilmente assimilabile a quei movimenti definiti “qualunquisti” che in molti casi e in molti luoghi hanno aperto le porte a soluzioni autoritarie di stampo fascista.

Quelli che continuano a considerare di sinistra i grillini perché sono no-tav, no-tap, no-vax, ecc. sono quantomeno superficiali per molteplici ragioni.

La prima è che non tutte le forme di protesta sono di sinistra (vedi i Boia chi molla di Reggio Calabria).

La seconda è che molte di queste proteste sono in realtà Nimby e cioè riguardano non le opere in sé ma il fatto che vengano realizzate su uno specifico territorio.

E’ vero, come sosteneva Panebianco tanti anni fa in un bellissimo articolo, che “certa sinistra scodinzola ogni volta che vede qualche forma di ribellione sociale” ma è altrettanto vero che le sinistre istituzionali hanno sempre saputo distinguere tra ribellismo aspecifico ed espressivo e lotta (di classe o meno).

D’altra parte qualcuno che tutti considerano di sinistra scriveva “estremismo malattia infantile…”

Chi considera di sinistra i centri sociali, che con una certa frequenza protestano in forme anche violente contro qualcuno o qualcosa, confonde ancora una volta il disagio sociale, la protesta, la ribellione con la lotta, la rivoluzione, se volete, il riformismo.

Ancora una volta non basta autoconsiderarsi di sinistra per esserlo davvero e non basta nemmeno il patentino di sinistra attribuito da intellettuali inconsistenti.

Un altro aspetto importante e ricorrente di tutto ciò che è stato di sinistra nel mondo è il “processo di emancipazione dei lavoratori” in una prospettiva di sviluppo e crescita dell’economia (e del benessere) da raggiungere attraverso le lotte organizzate dei partiti e dei sindacati. Una emancipazione non solo materiale (salari, pensioni, salute, ferie, ecc.) ma anche culturale. Solo emancipandosi culturalmente le classi sociali più disagiate possono pensare di sconfiggere i loro avversari e per questo bisogna studiare, acculturarsi, seguire quelli che ne sanno di più (Lo diceva anche Don Milani). La funzione pedagogica dei partiti di massa del secolo scorso (non solo quelli di sinistra) era da un lato certamente strumentale a indottrinare le masse ma dall’altro rappresentava anche un valore in sé di crescita intellettuale e culturale.

Vediamo come si collocano i 5Stelle in questa prospettiva.

Intanto hanno una visione regressiva della società e del mondo. La loro vicinanza alla prospettiva della “decrescita felice”, al di là di ogni considerazione di merito (a proposito quanti dirigenti o elettori grillini hanno letto Latouche?) impedisce in sé di pensare a qualsiasi movimento di emancipazione che per essere tale, almeno fino ad oggi, ha avuto bisogno del progresso comunque lo si voglia intendere.

In secondo luogo la loro parola d’ordine (fortemente ideologica) “Uno vale uno” ancora una volta è sbagliata, ambigua, regressiva.

Le democrazie moderne si basano sul principio: “Una testa un voto” che significa che il giorno delle elezioni il mio voto vale esattamente come quello di chiunque altro. Il fatto che io abbia studiato molto, che abbia letto e continui a leggere moltissimo, che abbia girato un po’ di mondo, che non guardi Amici o Il grande fratello, che non ascolti 8 ore al giorno radio Lazio o radio Roma (quelle del calcio), ecc. il giorno delle elezioni non fa alcuna differenza. Come diceva Churcill la democrazia è un sistema pessimo (perché votano tutti, anche quelli non informati, gli ignoranti, i violenti, gli evasori, i telespettatori, e via discorrendo) ma al momento è il migliore che abbiamo escogitato rispetto agli altri che abbiamo storicamente sperimentato.

Ma negli altri campi “uno vale uno” è una sciocchezza assoluta.

Su questa base l’agonismo non esisterebbe così come non esisterebbe la competenza per raggiungere la quale bisogna impegnarsi molto e non pochi non possono o non vogliono impegnarsi.

L’ideologia dell’ “Uno vale uno”, che ovviamente viene traslata dal giorno delle elezioni alla vita quotidiana (una casalinga al ministero dell’economia), è quanto di meno democratico, di sinistra e emancipatorio si possa immaginare. E’ qualunquismo nella forma più pura che si potrebbe tradurre facilmente in “Il potere agli ignoranti” (nel senso etimologico del termine che è anche apparentemente democratico perché “coloro che ignorano” sono certamente la maggioranza di qualsiasi elettorato). Se qualcuno pensa che l’”Uno vale uno” sia di sinistra gli consiglio vivamente di studiare. Nella storia comunque non è mai stato così.

Anche la proposta del reddito di cittadinanza, così come formulata dai 5Stelle, è regressiva e non solo non produce emancipazione ma anzi la impedisce.

Il reddito di cittadinanza non è mai stato richiesto da nessun movimento di lotta in nessuna parte del Paese dove le lotte, quando ancora ci sono, chiedono lavoro e occupazione.

Il reddito di cittadinanza è una concessione benevola del “sovrano”, non richiesta dal popolo, che assopisce le pretese e le proteste dei disoccupati. Su questo punto i 5Stelle hanno ragione. Senza reddito di cittadinanza, o meglio senza la promessa dello stesso, molti giovani e disoccupati alla lunga si sarebbero probabilmente ribellati in forme anche estreme e violente. Perfetto, ma da quando in qua l’elargizione benevola e paternalistica di un qualsiasi beneficio, per altro non richiesto, dai “potenti ai miseri” è un’operazione di sinistra?

Che esista un problema serio di disagio sociale legato a tassi elevati e territorialmente concentrati di disoccupazione non c’è dubbio. Che il reddito di cittadinanza sia una soluzione di sinistra mi pare quanto meno opinabile.

Movimento post ideologico, uno vale uno, reddito di cittadinanza, decrescita, ribellismo aspecifico, rifiuto della competenza e della cultura, mi sembrano caratteristiche oggettive dell’ideologia grillina che onestamente non riesco a vedere come possano essere considerate di sinistra, anche allargando a dismisura questa categoria interpretativa.

Ma non basta. Se passiamo dagli aspetti “sovrastrutturali” (l’ideologia) a quelli “strutturali” (il partito e i processi decisionali) le cose non cambiano.

Il partito/movimento è guidato da un triumvirato con le seguenti caratteristiche:

–       Grillo: un leader non leader mai votato da nessuno:

–       L’amministratore delegato di una srl che occupa la carica per diritto ereditario, mai votato da nessuno.

–       Di Maio, capo politico designato, confermato da una votazione farsa in rete nella quale ha votato solo un terzo degli iscritti: 37.000 persone su 11 milioni di elettori.

Nel partito operano ovviamente a supporto dei triumviri diversi staff i cui nomi sono sconosciuti e, ovviamente, non sono stati eletti da nessuno.

Il partito è supportato da una piattaforma tecnologica di proprietà della srl che gestisce i dati e le votazioni degli iscritti con grossi problemi di sicurezza e di gestione dei dati, come affermato dalla Autorità competente.

Non esistono organi intermedi come congresso, assemblea, direzione, segreteria, segretario.

Dire che è un partito strutturalmente e tecnicamente autoritario mi sembra il minimo.

E’ l’unico caso in cui al vertice del partito siede un “capo”, termine aborrito da sempre da tutta la sinistra.

Non è consentita alcuna forma di dissenso e chi esprime opinioni anche parzialmente diverse viene espulso, laddove i partiti di sinistra, e non solo in Italia, sono sempre stati (anche troppo) plurali.

Da tempo hanno abbandonato ogni forma di trasparenza, lo streaming, che avrebbe potuto essere una novità quantomeno democratica, e nessuno sa mai, nemmeno gli iscritti, chi decide davvero cosa.

La democrazia diretta attraverso la rete è una democrazia comunque limitata e apparente.

Limitata ai temi che i triumviri decidono di porre in votazione.

Limitata a coloro che sanno usare computer e rete che in Italia non sono ancora maggioranza.

Limitata dai numeri espressi nelle varie votazioni che non hanno mai raggiunto, anche su questioni rilevanti, il “quorum politico” e cioè il 50% degli iscritti.

Quindi una democrazia apparente più che sostantiva che non fa parte di nessuna tradizione di sinistra democratica.

Quando in Parlamento si è discussa la legge sulla democrazia interna dei partiti sono stati gli unici ad opporsi ad una esplicitazione per legge delle regole democratiche.

Mi sembra che tutti questi elementi strutturali siano sufficienti a definire i 5Stelle come un partito autoritario, scarsamente democratico, assolutamente non di sinistra.

Per quanto riguarda il programma è difficile fare considerazioni specifiche perché bisognerebbe chiarire su ogni punto a quale programma ci si riferisce: quello prima delle elezioni, quello dopo le elezioni, quello che uscirà dopo la trattativa con la Lega. Mi soffermo solo su due aspetti.

Sull’Europa i 5Stelle avevano ed hanno una posizione che è riconducibile ai partiti di destra di molti paesi europei: Inghilterra, Francia, Germania, Austria per citare solo alcuni esempi.

Nella trattativa per formare il governo hanno sempre largamente preferito, dirigenti ed elettori (stando ai sondaggi disponibili) la Lega che rivendica con orgoglio di essere di destra, riconoscendo “istintivamente” affinità elettive oltre che programmatiche.

Avviandomi alla conclusione da un lato credo di aver dimostrato perchè si possa definire oggettivamente, sine ira ac studio, il movimento 5Stelle una espressione della destra, dall’altro chiederei a chi sostiene la tesi opposta di dimostrare perché dovrebbero essere considerati di sinistra.

Che si dica che sono di sinistra perché su alcuni temi, come i diritti civili, votano con la sinistra mi sembra un po’ poco. Fosse solo per la legge dei grandi numeri qualche posizione di sinistra capita a tutti di prenderla prima o poi nella vita.

Che siano di sinistra perché certamente hanno raccolto, come e meno della Lega, molti voti di sinistra è una sciocchezza plurima. Primo perché i dirigenti di partito e quelli che votano (i triumviri e la più parte degli eletti) non hanno alcuna esperienza di sinistra e non si professano di sinistra. Secondo perché la destinazione del voto di protesta è caratterizzata, anche, dal sistema di offerta: gli scontenti del PD, che sono certamente moltissimi, avrebbero potuto votare il partito più “rigorosamente” e “classicamente” di sinistra, cioè Liberi e Uguali, mentre hanno preferito votare Lega al nord e 5Stelle al sud.

Terzo non è la prima volta nella storia che in Italia, così come in altri paesi (vedi Germania), il popolo considerato di sinistra ha votato massicciamente per partiti di destra, e che destra.

Quarto perché da sempre nella storia della sinistra ci sono “compagni che sbagliano”. O erano poco compagni prima o questa volta si sono sbagliati di grosso.

Farei notare in proposito che il numero dei grillisti pentiti, quelli che hanno votato 5Stelle pensando di fare una cosa di sinistra, si allarga ogni giorno di più e diventerà una vera e propria marea se si dovesse concretizzare il governo Lega-5Stelle.

Che si dica infine che sono di sinistra perchè cosi li hanno definiti buona parte di giornalisti, opinionisti e intellettuali (e anche qualche scarso politico) se permettete mi fa davvero ridere. La superficialità, l’ignoranza, l’arroganza, l’assenza di qualsiasi analisi seria dei fatti, dei dati, delle statistiche (anche elettorali) di lor signori, che parlano e scrivono per vanità e mestiere, seguendo sempre l’onda radical chic (su questo ha perfettamente ragione Salvini) dovrebbe essere sufficiente a non prendere in considerazione le loro sciocchezze, qualsiasi cosa dicano. Dategli tempo qualche giorno e vedrete che sosterranno, con la solita sicumera, il contrario di quello che hanno sostenuto fino a ieri.

P.S. Faccio sommessamente notare che non ho mai usato il termine “populismo”.

 

3 thoughts on “Cos’è la destra cos’è la sinistra”

  1. Un po’ pesante da leggere, ma se lo cosideriamo solo un tacchino di riflessioni, gli spunti sono per molti tratti illuminanti. Ti trovo sempre piu’ lettori consenzienti, cioè che con-sentono con cio’ che esprimi. Ma non stare trroppo al sole…

  2. Mano a mano che si procede con la lettura, ci si sveglia dal torpore e si trovano le parole e gli argomenti che ci mancavano. Questo articolo brilla di verità propria.

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