Il teatrino della politica

Gli avvenimenti “politici” degli ultimi mesi confermano due cose fondamentali.

La prima è che nel teatrino recitano non i politici ma gli opinionisti, i giornalisti, gli intellettuali, e financo i cantanti, gli attori e i registi.

La seconda è che il paese legale, quello dei partiti appunto, è di gran lunga migliore del paese reale di cui gli attori di cui sopra sono massima espressione.

Quello che colpisce di più in lor signori che potremmo definire grillisti, cioè quelli che da (presunte) posizioni di sinistra sostengono i 5Stelle, è al contempo l’ignoranza (dal verbo ignorare) e la concezione della democrazia che si ricava dalle loro prese di posizione.

I grillisti sono ignoranti perché le loro valutazioni prescindono completamente tanto dall’analisi dei programmi elettorali quanto dall’analisi attenta e puntuale dei risultati elettorali e per di più affibiano etichette e patenti che non hanno nessun fondamento storico ed empirico.

Se questi signori avessero letto il programma dei 5Stelle avrebbero scoperto che è a dir poco surreale se non demenziale e, comunque, assolutamente impraticabile dato lo stato della finanza pubblica anche a prescindere dai vincoli europei. Non a caso dopo le elezioni hanno già fortemente rivisto le loro posizioni pre elettorali.

I risultati elettorali dicono che i voti di sinistra al nord sono andati alla Lega e non ai 5Stelle (Celentano uomo del nord dovrebbe saperlo).

Affermare che i 5Stelle sono di sinistra solo perché al sud hanno preso buona parte di quei voti è una sciocchezza che non regge al confronto della storia e della logica.

Ma i grillisti ignorano la realtà, i dati, la storia e ci spiegano quello che il popolo ha voluto dire il 4 marzo. Peccato che le cose non stiano così.

Intanto non è corretto parlare di popolo perché alle elezioni si è espressa solo una parte del popolo. Il 25%, pari al secondo partito, si è astenuto e nessuno è in grado di sapere esattamente chi sono gli astenuti e perché non hanno votato. Ovviamente tutti fanno illazioni in merito ma si tratta appunto di illazioni.

E’ quindi più corretto parlare di elettori e non di popolo.

In secondo luogo, nei sistemi proporzionali gli elettori non votano il governo bensì il partito che preferiscono (per interesse, ideali, protesta) definendo alla fine quella aritmetica parlamentare dalla quale scaturirà (forse) un governo a seguito della recita del Teatro della Politica (quella vera).

Chi dice che il popolo ha dato mandato a Di Maio (o a Salvini?) di guidare il prossimo governo dice una sciocchezza. Così come dice una sciocchezza che dice che il popolo ha mandato il PD (che tra l’altro resta il secondo partito) all’opposizione. Non è il popolo ma l’aritmetica parlamentare, che risulta dalle elezioni, che distribuisce le carte da gioco e determina chi può giocare e chi no. E non è proprio la stessa cosa.

Se a Roma non ci fosse stato un meccanismo maggioritario con ballottaggio grazie al quale, con buona pace di Brunetta e Berlusconi, sono stati gli elettori di Forza Italia a eleggere sindaco la Raggi, la città si sarebbe trovata nella stessa condizione in cui si trova ora il Paese, con tutte le difficoltà di dare vita a un governo.

Ma quello che più colpisce nei grillisti è la concezione che hanno della politica e, soprattutto, della democrazia.

Secondo lor signori il PD da un lato dovrebbe vergognarsi di aver perso le elezioni e dall’altro, facendo ammenda dei suoi peccati, avrebbe l’obbligo morale di sostenere, ovviamente in ruolo ancillare per espiare la sua colpa, la nuova sinistra dei 5Stelle, altrimenti sarebbe un partito eversivo.

Che posizioni del genere le sostengano un telepredicatore come Celentano o un bischero (parola sdoganata anni fa da Montanelli) come Pif passi. Ma che venga sostenuta anche da intellettuali o presunti tali è davvero troppo.

I grillisti sostengono indirettamente ma non troppo che chiunque perde le elezioni dovrebbe vergognarsi. Bella concezione della democrazia che, se non sbaglio, prevede da sempre la possibilità dell’alternanza e comunque una distinzione tra maggioranza e opposizione. I partiti competono alle elezioni e qualcuno prende più voti e qualcun altro meno. Punto. Parlare di vergogna è davvero ridicolo. Stare all’opposizione è una funzione primaria di tutte le democrazie moderne.

Gli stessi grillisti sostengono che il PD dovrebbe di fatto regalare i suoi voti ai 5Stelle perché hanno vinto le elezioni e sono la nuova sinistra. Due affermazioni entrambe false: i 5Stelle hanno preso più voti ma non hanno vinto le elezioni non essendo in grado, da soli, di formare un governo; la grande sintonia nel merito che si registra tra Di Maio e Salvini dovrebbe far venire anche ai grillisti il dubbio sul fatto che i 5Stelle siano di sinistra.

Ma in ogni caso quale serietà ci può essere nel passare sopra non solo ai pesanti conflitti, fatti anche di insulti, degli ultimi anni ma, soprattutto, a due programmi e a due concezioni del mondo profondamente diverse? In passato gli stessi grillisti avrebbero tacciato un’operazione del genere di volgare trasformismo, e oggi invece invocano un dovere morale ad essere trasformisti.

Il problema è che tutti questi signori, caratterizzati da grande ignoranza, grande pressapochismo e grande narcisismo, sono degli opinion leader che vanno in televisione e scrivono sui giornali. Sono loro i veri attori e artefici del teatrino della politica perché della politica hanno una concezione spettacolare. Non contano nulla dati, programmi, storia, concezioni. Conta lo spettacolo. E come tutti sanno se in tutte le sedi si ripetono continuamente le stesse sciocchezze queste verranno prima o poi considerate come vere. Almeno dagli “intellettuali” però ci si aspetterebbe qualcosa di diverso.

E’ comunque di gran lunga meglio il Teatro della Politica con tutte le sue asperità, difficoltà, contraddizioni, che il teatrino della politica dove un’accozzaglia di impuniti sforna sciocchezze su sciocchezze ben sapendo che non pagherà mai dazio e che, comunque vada, non si giocherà il posto.

1 thought on “Il teatrino della politica”

  1. ottima analisi. Caro Stefano, mi fapiacere avere la possibilità di seguirti, anche da lontano, ciao Tiziano

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