Troppi personaggi in cerca di autore

Sul proscenio della politica italiana si agitano troppi personaggi in cerca d’autore e si fatica ad intravedere un qualche copione che possa fungere da filo conduttore di una recita ormai sempre più confusa e incomprensibile. Ovviamente questo vale soprattutto per il fronte anti salviniano che oggi sostiene il governo, ma anche a destra non mancano i problemi.

Ad oggi i 5Stelle si trovano senza leadership, in caduta libera nei sondaggi, di fronte ad elezioni regionali che li vedranno ancora sconfitti, in contrapposizione con altre componenti di governo su alcuni temi per loro centrali in quanto espressione della loro identità alternativa o delle loro scelte precedenti, quando erano al governo con la Lega. Gli Stati generali previsti per marzo e di cui non si sa ancora nulla non saranno in alcun modo risolutivi perché tra i parlamentari e i pochi militanti ancora rimasti a livello locale le divisioni e le diversità di collocazione e posizionamento sono così radicate da rendere poco credibile un convinto esito unitario in un senso o nell’altro. E quindi o si arriverà ad un’unità di facciata destinata a durare poco o si certificherà una divisione che ridurrà ulteriormente il loro peso politico. Grillo non parla, e si capisce, perché l’unica cosa che potrebbe fare è riconoscere la fine oggettiva, se non il fallimento, del suo sogno, del suo disegno. Con la riduzione del numero dei parlamentari e con gli attuali sondaggi solo un numero estremamente ridotto ritornerà in Parlamento nella prossima legislatura. Immaginare oggi un qualsiasi futuro per un Movimento che aveva convinto oltre il 30% degli italiani è davvero difficile e rischia di essere velleitario pensare  che possano essere parte, con un peso significativo, di un fronte progressista, per quanto ampio questo possa essere.

Il PD, stando a quanto preannunciato, si appresta ad affrontare un nuovo congresso, o qualcosa di simile, per diventare un partito aperto, inclusivo, plurale perno di riferimento del polo progressista. Nessuno sa ancora cosa questo significhi in concreto e/o in termini di un diverso posizionamento nell’arena politica ma di certo la ricandidatura senza alcuna negoziazione con gli alleati di Emiliano in Puglia e di De Luca in Campania non ha soddisfatto nemmeno le Sardine e non può essere definita un’operazione particolarmente inclusiva. Di converso la sua ragionevolezza e il suo evidente impegno nel sostenere il governo gli valgono un consolidamento dei consensi che non era per nulla scontato dopo la scissione renziana. Ma la prossima tornata elettorale in sei importanti regioni è una sfida tutt’altro che facile da portare a casa in modo soddisfacente.

Non è facile immaginare cosa abbia in mente Renzi, certamente tra gli attori più vivaci in questo momento ma l’impressione è che abbia deciso di abbandonare il fronte progressista per un posizionamento al centro dello schieramento politico. Quando nacque Italia Viva alcuni parlarono addirittura di separazione consensuale con l’idea che questo fosse un modo per attirare, appunto nel fronte progressista quei moderati che mai e poi mai avrebbero dato il loro consenso al PD. Da qualche tempo la sua posizione è cambiata a partire dall’idea che nel PD sarebbe in atto una radicalizzazione a sinistra mentre sempre più moderati non siano più intenzionati a sostenere la destra sovranista di Salvini e Meloni. Per dirla con le sue parole tra destra e sinistra si sarebbe aperta un’enorme prateria che Italia Viva è in grado di intercettare. Il problema è che al momento non c’è alcun indicatore empirico che confermi che le cosa stiano andando in questa direzione e ormai da molti anni il Centro è una sorta di Araba Fenice (che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa) che ha frustrato le speranze di tutti quelli che in qualche modo ci hanno provato. 

Non solo, appare sempre più evidente che visto l’insuccesso a destra Italia Viva punti sempre di più a sottrarre voti al PD. In termini numerici l’avvio di Italia Viva è tutto fuorchè esaltante e non mi pare che ci siano segnali particolarmente incoraggianti. L’impressione è che la continua conflittualità con il governo più che esaltare gli elementi identitari e distintivi crei fastidio nell’opinione pubblica stanca di un protagonismo che sembra spesso strumentale e di breve respiro. Lo scarso apprezzamento di Renzi nella graduatoria dei leader politici considerati più rilevanti segnala un calo di leadership personale che certamente non aiuta la crescita del nuovo partito. I giochi di palazzo preannunciati a gran voce per i prossimi giorni parlano più di tattiche disinvolte che di un disegno strategico di largo respiro. E comunque a breve le elezioni regionali daranno numeri certi anziché sondaggi.

Poi ci sono i piccoli piccoli (Leu, +Europa, Calenda, ecc.) che continuano a vedere e sognare un mondo che non esiste ricercando un protagonismo di testimonianza che può anche essere simpatico ma certamente non risolutivo.

Con tutti questi personaggi in cerca d’autore diventa davvero difficile trovare un copione (e un regista) capace di dare un qualche senso estetico a quanto sta andando in scena in questi giorni e credo che per un lungo periodo dovremmo abituarci ad una sorta di commedia dell’arte dove l’improvvisazione quotidiana regna sovrana. Sulla Destra ritorneremo prossimamente.

(già apparso su mentepolitica.it del 22.2.20)   

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