Partiamo dai numeri. Il sondaggio SWG del 25 febbraio da i 5 Stelle al 22,6% (più 0,5 rispetto alla settimana precedente).
Sull’autorizzazione a procedere contro Salvini il 59% ha detto no e il 41% ha detto sì.
Alle elezioni in Sardegna i 5 Stelle hanno preso il 9,5% rispetto al 42% delle politiche.
Il sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere della Sera del 2 marzo per le europee da i 5 Stelle al 21,2%
Sempre lo stesso giornale rivela che il 70% degli elettori grillini è favorevole alla Tav
Per la prima volta una senatrice “dissidente” ma comunque ancora ufficialmente nel Movimento ha chiesto di mettere in discussione il ruolo di Luigi Di Maio come capo politico.
E’ stata confermata l’ipotesi del superamento del doppio mandato a livello comunale, la possibilità di costituire alleanze pre elettorali per le regionali, la costituzione di un apparato centrale a supporto del ruolo del capo.
Non ci sono elementi di merito per ragionare sul nuovo apparato di cui non si conosce ancora la composizione e le modalità di costituzione.
Resta il fatto però che tanto la votazione sulla richiesta a procedere nei confronti di Salvini, quanto il superamento del doppio mandato e le alleanze locali rappresentano una novità rispetto al modello precedente e ri-mettono in discussione principi che fino ad oggi erano considerati inviolabili.
Perché queste scelte dovrebbero invertire la tendenza al declino e le difficoltà in cui si trova oggi il movimento?
Sono due gli aspetti che vanno considerati e che in parte avevamo già esaminato la scorsa settimana.
La rottura di principi assoluti sostenuti come tali per 10 anni, anche se può essere assolutamente ragionevole e al passo con i tempi, crea sempre sconcerto in una parte dei sostenitori che vedono in queste scelte una sostanziale omologazione con gli altri partiti e quindi un tradimento del carattere veramente alternativo del movimento stesso. Inoltre quando si apre la strada alla possibilità di cambiare principi si sa dove si comincia ma non dove si finisce. Il superamento dei due mandati per ora vale solo per i comuni ma un domani potrebbe essere esteso anche al parlamento.
Il secondo aspetto è che si tratta di interventi che dimostreranno la loro eventuale efficacia solo nel medio lungo termine e non certo nell’immediato, mentre la crisi è una crisi di strettissima attualità.
Il fatto che questi provvedimenti nascano prevalentemente in ragione delle difficoltà che il movimento incontra nelle elezioni regionali non risponde alle difficoltà che lo stesso movimento incontra sul piano nazionale.
Ci sono due soglie “psicologiche” critiche tanto per i sondaggi che per le elezioni europee.
La prima è quella del 20% al di sotto della quale il movimento viene oggettivamente ridimensionato.
La seconda è quella di un eventuale pareggio/sorpasso del PD rispetto ai 5 Stelle. Stando all’ultimo sondaggio di Pagnoncelli le distanze sono ridotte: 21,2 contro 18,5. Un buon successo delle primarie potrebbe ulteriormente ridurre questo divario se non annullarlo. Se questo dovesse verificarsi il movimento sarebbe riuscito in un solo anno a passare dall’essere il primo partito a diventare il terzo.
Mentre le ipotesi di ristrutturazione lavorano per il medio lungo termine le soglie di consenso sono a brevissimo termine e se dovessero essere superate a ben poco servirebbe qualsiasi razionalizzazione organizzativa. Il problema sarebbe tutto politico e cioè di leadership, di strategia, di alleanze.