Gli inganni del populismo

L’essenza dei partiti populisti si basa su quattro falsi ideologici che corrispondono ad altrettanti inganni degli elettori.

Primo falso: il popolo è la soluzione di tutti i problemi politici. Non è vero. Nelle democrazie moderne il popolo è il problema e non la soluzione per la semplice ragione che il popolo inteso come entità unitaria è un concetto astratto. Nella realtà concreta il popolo è un insieme assai articolato, differenziato, stratificato di persone. Del popolo reale, quello che si esprime col voto alle elezioni, fanno parte ricchi e poveri, occupati e inoccupati, colti e incolti, onesti e disonesti, credenti e non credenti, violenti e non violenti, del nord e del sud, uomini e donne, giovani e anziani, ecc. con caratteristiche socio-economiche, valori, interessi, bisogni molto diverse tra di loro. Il popolo inteso come soggetto unitario, omogeneo, caratterizzato da comune sentire semplicemente non esiste. Il problema di tutte le democrazie è quello di governare le differenze.

Secondo falso: l’unico vero conflitto sociale è tra popolo ed èlites. Non è vero. Accanto ai conflitti che riguardano ampie categorie del popolo reale con le èlites (che andrebbero meglio specificate), sono innumerevoli i conflitti tra le diverse componenti del popolo: nord e sud, uomini e donne, giovani e anziani, garantiti non garantiti, ambientalisti e non ambientalisti, ecc. Le differenze che caratterizzano le diverse componenti del popolo reale spesso producono conflitti latenti o manifesti che devono in qualche modo essere governati.

Terzo falso: le politiche dei governi populisti soddisfano tutti i bisogni del popolo. Non è vero. Data la scarsità di risorse e le caratteristiche sociologiche del “popolo” le politiche pubbliche soddisfano sempre una parte dell’elettorato a scapito di altre. Le politiche fiscali, assistenziali, sanitarie, infrastrutturali, ecc. privilegiano alcune categorie rispetto alle altre. Flat tax, riforma Fornero, reddito di cittadinanza impegnano risorse che potrebbero essere impegnate in altro modo a maggior beneficio di altri cittadini.

Quarto falso: i rappresentanti del popolo sono essi stessi popolo. Non è vero. Sono politici di professione, che spesso in vita loro non hanno fatto altro, oppure provengono da altre èlites economiche, e che godono di tutti i benefici e i privilegi spettanti a questi ruoli. Una volta insediati tendono a mantenere il loro potere anche a costo di “riaggiustare” i programmi con i quali erano stati eletti. Anch’essi fanno parte a tutti gli effetti delle èlites.

 

Ma perché periodicamente questi inganni funzionano e apportano consenso ai partiti populisti? Per una serie di ragioni che conviene evidenziare.

I partiti populisti si pongono sempre come alternativa radicale ad uno status quo che per diverse ragioni ha reso insofferenti una buona parte degli elettori che sperano che il “nuovo” sia di per sé migliore rispetto alla situazione precedente.

La stragrande maggioranza del “popolo” non si interessa di politica, non la conosce, non la capisce e definisce i suoi orientamenti e le sue scelte sul piano emotivo basandosi sulla propaganda politica che è l’unica cosa che segue occasionalmente sulle televisioni, sui giornali, sui social.

I partiti populisti sono particolarmente attenti alla propaganda e alla iper-semplificazione della comunicazione politica. Pochi messaggi, reiterati all’infinito, che diventano dei veri e propri mantra ai quali molti elettori si abituano e con i quali col tempo si identificano.

I nemici sono pochi e chiaramente identificati: le èlites, i migranti, l’Europa.

Le promesse sono poche, chiare, accattivanti: reddito di cittadinanza, legge Fornero, flat tax.

Linguaggio, abbigliamento, presenze tendono sempre a sottolineare l’appartenenza dei leader al popolo.

Anche la propaganda è infarcita di inganni. Non esiste paese senza èlites; l’Europa è comunque un partner indispensabile; il pericolo migranti è enfatizzato ad arte; le promesse elettorali non sono economicamente sostenibili se non in misura ridotta e con tempi lunghi, ecc. ecc.

Ma questo tipo di propaganda, a differenza di quanto proposto dai partiti non populisti, riesce a cogliere e a incanalare le paure, la rabbia, il rancore, l’invidia, i sogni, le speranze di una buona parte dell’elettorato, a riprova del fatto che il popolo è il problema e non la soluzione.

2 thoughts on “Gli inganni del populismo”

  1. Tutto vero, concordo totalmente. Ma comincio ad avere la terribile sensazione che, come profeticamente anticipato da quel genio di Umberto Eco, una velenosa (largamente imprevista e magari anche poco compresa) combinazione di diseducante ventennio berlusconiano, crisi economica da globalizzazione e abuso di social ingovernabili e ingovernati abbiano sdoganato la rilevante percentuale (latente, ma da sempre esistente) di stronzi, ignoranti e fascio-xenofobi presente nelle nostre società. Ci sono sempre stati, ma si vergognavano di palesarsi perchè credevano di essere più minoritari di quel che sono effettivamente e magari credevano anche che sarebbero stati disprezzati dai “colti” e dai “buonisti”, che ritenevano (erroneamente) essere larga maggioranza. Accortisi di essere molti (magari credendo di essere anche più di quelli che sono veramente, ed ecco il ruolo velenoso dei social) e di avere a disposizione interi partiti che li possono degnamente rappresentare (attizzando ulteriormente la loro rabbia cieca e stupida), hanno deciso, individualmente e collettivamente, di fare outing. Anche perchè l’effetto calmierante delle religioni (basato su una evidente menzogna, ma di altrettanto evidente valore contenitivo sociale, “oppio dei popoli”) è andato progressivamente scemando fino quasi a scomparire, malgrado quel che predica quel buonuomo di papa Francesco, che riesce a farsi ascoltare oramai soltanto da Scalfari. Il vero problema è che potrebbe essere un processo irreversibile, o reversibile soltanto su tempi lunghissimi, forse eterni. I due unici antidoti che mi vengono in mente (che genio che sono!) sono molta più istruzione (ma fatta bene, perchè potrebbero cominciare a comparire anche maestri e professori salviniani…) e rilevante riduzione della povertà, ma non soltanto a parole come quella di giggino. A tenere ben lontani entrambi gli antidoti, ci sta pensando in maniera molto efficace il nostro governo giallonero. Ma tranquilli, c’è il congresso e prima o poi il PD risorgerà dai suoi liquami e ci salverà tutti. Con il fondamentale aiuto di LEU, PaP e compagni. Putrescat ut resurgat, diceva il mio prof di Fisica I. Allora che si fa, si attende il compimento della putrefazione, in attesa della resurrezione? Ce la faremo a sopravvivere finlà?

  2. Condivido l’analisi, questo tema che chiamiamo populismo, sta defragrando i principi e i valori europei, contro la quale i populisti si battono. Credo che il non governo della globalizzazione da un lato, l’allargamento della fetta della torta nel mondo (vedi Cina.Brasile etc,) ha impoverito i continenti occidentali, non pronti a sacrificare l’eccessivo benessere seppure mal distribuito. La concentrazione della ricchezza sia nei singoli stati che nel mondo, i famosi 1%, ha fatto scoppiare il rapporto tra ricchi e poveri, tra popoli, il basso livello culturale e le ondate di immigrazioni, impoverendo il tessuto democratico con il populismo avanzante. L’attacco alle cosidette elite è solo un artifizio politico teso a riprendere le rendi del potere. E questa la chiamano innovazione.

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