Grillini, Grillisti, Grullini

L’elettorato 5 Stelle si divide in due grandi categorie: i grillini e i grillisti, i quali però, come vedremo più avanti, hanno una cosa in comune.

I grillini sono quelli che da tempo sostengono i 5Stelle ispirati dalla filosofia e dalla visione dei Vaffaday e sarebbero contro: l’euro, l’Europa, la Nato, i sindacati, le cooperative, le pensioni troppo alte, la casta, gli inciuci e gli accordi. Sarebbero invece a favore del reddito di cittadinanza, di una giustizia giustizialista, del vincolo di mandato.

I grillisti sono tutti quegli sprovveduti che alle ultime elezioni hanno votato i 5Stelle credendo che rappresentassero la nuova sinistra, così come hanno ampiamente sostenuto tanti (pseudo) intellettuali d’area immediatamente dopo le stesse elezioni.

Se tanto i grillini che i grillisti fossero elettori attenti avrebbero di che preoccuparsi.

I primi dovrebbero aver già capito che dopo il 4 marzo il programma per cui avevano votato è stato radicalmente cambiato; i secondi che definire i grillini di sinistra è impresa che va al di là di ogni più fervida fantasia.

La straordinaria abilità comunicativa di Di Maio in televisione (vero grande erede del primo Berlusconi, altro che Renzi) nasconde un radicale cambiamento di programma così come denunciato tra l’altro dal Foglio del 17 aprile. I 5Stelle non solo non sono più contro niente e nessuno in una prospettiva ecumenica che definire centrista è poco ma hanno cambiato idea anche: su reddito di cittadinanza che è diventato un più generico intervento sul welfare; sulle olimpiadi che ora sono un’occasione di rilancio del territorio e non uno spreco assurdo; sui ministri già nominati che ora (ma anche prima no?) verranno nominati dal Presidente della Repubblica; sui programmi che si possono modificare; sugli inciuci che ora sono diventati accordo/contratto sul modello tedesco che, guarda caso si chiama Grande Coalizione. Non c’è più nemmeno il taglio delle pensioni sopra i 3.000 euro netti al mese che avrebbe fortemente penalizzato magistrati, che oggi prendono il triplo, medici, professori universitari, dirigenti pubblici e privati, tra i quali si annidano molti improvvidi grillisti.

L’unico punto fermo rimasto è che il prossimo presidente del Consiglio deve essere Di Maio, per il resto “Parigi val bene una messa”.

Se fossi un grillino della prima ora chiederei le dimissioni di Di Maio per palese, esplicita e reiterata violazione del vincolo di mandato, magari spiegando prima allo stesso che il vincolo di mandato è quel meccanismo che impedisce ai dirigenti di tradire la volontà degli elettori che si sono espressi chiaramente su un programma e non la possibilità di espellere gli eletti che dissentono dalle (nuove e mai votate da nessuno) posizioni del capo.

Quanto ai grillisti non so cos’altro aspettino per capire che i 5Stelle non solo non sono di sinistra ma sono proprio di destra. Un po’ di attenzione alla storia, generale e dei principali esponenti grillini, al (meglio ai) programmi rapidamente modificabili, alla governance interna, ai risultati elettorali che dicono che al nord i voti ex sinistra sono andati alla Lega, avrebbero dovuto essere sufficienti per ricredersi o almeno farsi venire qualche dubbio. A questo si aggiunga che più volte in queste settimane lo stesso Di Maio si è collocato al centro e non a sinistra e che l’indifferenza con cui guarda alla Lega o al Pd pur di andare al governo non è proprio indice di un posizionamento a sinistra, per quanto “nuova” questa possa essere.

I grillini sono la Lega assistenzialista del sud rispetto alla Lega produttivista del nord: questo dicono i dati.

In sintesi possiamo dunque affermare che grillini e grillisti hanno una cosa in comune: sono entrambi grulli, che in toscano “nostrale” significa amabilmente: creduloni, sempliciotti, poveri di spirito, beoti e via discorrendo. Quindi, insieme, formano l’ampio movimento dei Grullisti che oggi rappresenta il 32% degli elettori, cioè circa il 20% degli aventi diritto al voto (l’altro 80% non li ha votati).

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