Lega e 5Stelle hanno vinto. I loro cavalli di battaglia, quota cento e reddito di cittadinanza, sono leggi dello Stato che devono essere implementate e in questo modo perderanno progressivamente quella forza propagandistica che hanno avuto fino a quando erano semplici promesse elettorali e che fino ad oggi hanno spiegato molto del loro consenso. Adesso sono diritti dei cittadini e i cittadini hanno sempre dimostrato scarsa riconoscenza nei confronti di chi ha loro garantito benefici specifici (vedi gli 80 euro di Renzi).
Ma le due vittorie hanno caratteristiche diverse che incideranno non poco sul confronto politico dei prossimi mesi.
Ai 5 Stelle l’approvazione della legge è costata, direttamente e indirettamente, un 7% dei consensi (stando ai sondaggi); alla Lega ha garantito il raddoppio dei consensi.
Quota 100 è di facile applicazione e non produrrà problemi dal punto di vista amministrativo gestionale.
Il reddito di cittadinanza, per i primi mesi, sarà di difficilissima applicazione e continuerà a creare problemi di varia natura applicativa, che si ripercuoteranno inevitabilmente anche sul valore del provvedimento in sé attirandosi critiche di ogni genere.
Con il reddito di cittadinanza i grillini hanno “consumato” il loro grande cavallo di battaglia in positivo e si ritrovano con poche frecce al loro arco.
La Lega invece mantiene numerose frecce al suo arco: i migranti, questione che non si esaurirà mai e che garantisce ampi consensi a Salvini; la legittima difesa che darà altri consensi a Salvini; la Tav e le infrastrutture su cui la Lega sarà costretta a insistere per dare soddisfazione al suo elettorato del nord; l’intervento sulle tasse, sulle aliquote Irpef che la lega ha già lanciato; le elezioni amministrative che la Lega affronta sull’onda del consenso crescente, rappresentando per il sud il vero partito nuovo; le elezioni europee dove la Lega sa cosa vuole e con chi vuole stare; l’autorizzazione a procedere per il caso Salvini. Tutti temi sui quali è destinato a crescere il divario tra i due partiti di governo e, soprattutto, il disagio per gli elettori 5Stelle che già hanno dovuto ingoiare numerosi rospi e altri ne dovranno ingoiare.
Esaurita la funzione politica propulsiva del reddito di cittadinanza non è chiaro su quali punti di forza possano contare nei prossimi mesi i 5Stelle. Alle elezioni europee si presentano da soli, in alternativa a tutti ma senza accordi con altri partiti di altri paesi. Alle amministrative si presentano da soli, in fase calante, in contrapposizione al centro destra. Sono pronti a dire di no sulle loro posizioni di principio ma faranno sempre più fatica a contenere le pressioni della Lega e del suo elettorato. Sull’autorizzazione a procedere contro Salvini sono e saranno in grave difficoltà con i loro elettori. Le possibilità di recuperare consenso con il taglio agli stipendi dei parlamentari dipendono dal grado di opposizione che gli altri partiti faranno ma è facile immaginare che su una proposta così demagogica tutti saranno costretti loro malgrado ad allinearsi.
Con la trasformazione in legge delle due grandi promesse elettorali cambia radicalmente l’agenda politica dei prossimi mesi. Ma a dettare i temi dell’agenda sarà la Lega e non i 5Stelle che, su ogni questione all’ordine del giorno, rischiano di perdere ulteriori consensi. E’ vero che parliamo di sondaggi ma una perdita di sette punti percentuali in meno di un anno in altri tempi e in altri contesti avrebbe determinato la messa in discussione del gruppo dirigente del partito. Quanti consensi possono ancora permettersi di perdere i 5 Stelle prima di riconoscere lo stato di crisi del loro partito e il costo eccessivamente elevato pagato e da pagare agli alleati di governo? Al momento pare sia tutto rinviato a dopo le elezioni europee ma di qui a maggio, come abbiamo visto, sono molte le scadenze sulle quali i 5 Stelle si troveranno in difficoltà nei rapporti con i loro alleati e, soprattutto, con i loro sostenitori. Se accentuano le loro caratteristiche identitarie e fondative mettono a rischio il governo. Se accettano le pressioni della Lega salvano il governo ma perdono consenso tra i loro elettori. Una situazione non facile che fa venire il dubbio che, dal punto di vista politico, la vittoria sul reddito di cittadinanza possa in realtà essere una vittoria di Pirro.
(già apparso su mentepolitica.it del 2.2.19)