Prima di leggere questo articolo invito i lettori a fare un piccolo esercizio. Prendete carta e penna e tracciate due colonne: una per Lega-5Stelle l’altra per il PD. Su ognuna delle colonne elencate i nemici dichiarati dei primi e dei secondi così come emergono dai programmi e dalle dichiarazioni degli ultimi mesi. Segnatevi anche quanto tempo ci mettete per ciascuna colonna. Prendetevi il tempo che vi serve e poi tornate a leggermi.
Anch’io nei giorni scorsi ho fatto lo stesso esercizio che mi sono inventato per caso e ho ottenuto i seguenti risultati.
I nemici dichiarati di Lega e 5Stelle sono: Europa, euro, banche, burocrazie nazionali ed europee, la casta, i migranti, i delinquenti, i sindacati.
I nemici dichiarati del PD sono: la disoccupazione, le discriminazioni e non mi viene in mente altro.
Per comporre la prima lista ci ho messo 3 minuti. Per comporre la seconda alcune ore e comunque non ho trovato nessun nemico puntuale, con nome e cognome, ma solo generali e generiche situazioni di disagio.
Immaginando che anche a voi sia capitata la stessa cosa chiediamoci perché questo esercizio non è un semplice giochetto ma è invece un’importante spiegazione del perché gli uni vincono e gli altri perdono.
In un bellissimo libro intitolato “Le funzioni del conflitto sociale” Lewis Coser sosteneva, tra le altre cose, che una delle conseguenze principali dell’avere un antagonista, un nemico, è che l’organizzazione che lo contrasta si ricompatta al suo interno proprio per fronteggiare con maggiore forza il nemico comune. Ma questo vale anche per gli Stati. Per combattere l’invasore tutte le forze di un qualsiasi paese si ricompattano, cercano l’unità d’azione, e rinviano i dissensi interni a dopo che avranno raggiunto il risultato comune. La resistenza al nazifascismo in Italia è un esempio lampante, tra i tanti, della capacità del nemico di aggregare le forze che lo contrastano. Vale per le organizzazioni, per i movimenti, per i partiti e per gli Stati.
Avere un nemico è importante così come è importante sapere individuare con chiarezza chi sia il vero nemico da combattere.
Lega e 5Stelle hanno diversi nemici in comune, anche se su alcuni, che non ho citato, divergono come, ad esempio, TAV e Grandi Opere.
I loro nemici sono facilmente identificabili come organizzazioni o persone specifiche e non come fenomeni sociali generici e, non certo a caso, sono i “nemici” della maggior parte degli elettori italiani che, proprio per questo, li hanno votati in massa.
Il PD, ma attenzione che questo è il problema di tutta la sinistra “classica” europea, non ha (più) nemici “puntuali” ma solo fenomeni sociali generali (il disagio, la povertà, la disoccupazione, ecc.) rispetto ai quali non riesce a trovare soluzioni soddisfacenti e convincenti. Non prende più i voti di protesta perché, per definizione, si protesta contro qualcuno individuando di volta in volta il “nemico” che causa, con i suoi comportamenti, quella protesta.
Il problema di tutta la sinistra europea è che ha perso i suoi nemici tradizionali, non è più in alcun modo un “partito” di lotta e cerca invece di proporre soluzioni ragionevoli, eque, compatibili che però, anche quando ottengono un qualche risultato (occupazione, reddito, sviluppo, ecc.) non riescono in alcun modo a scaldare gli animi.
Attenzione che questo è un problema “teorico” della sinistra in generale e non (solo) un problema di Renzi risolvibile con una fuga all’indietro verso Liberi e Uguali, che non a caso, in percentuale hanno perso ancora più del PD.
Ed è anche un problema che spiega la strutturale conflittualità interna delle mille correnti del PD che, non avendo ancora individuato nemici comuni, contro i quali agire collettivamente si combattono tra di loro come i mitici capponi di Renzo.
Il nemico va individuato con attenzione. Identificare oggi (per il PD) Lega e 5Stelle come nemici sarebbe un errore grossolano. In una democrazia formalmente perfetta come la nostra i partiti sono veramente rappresentativi degli elettori che li votano. Quindi il nemico vero sono gli elettori di Lega e 5Stelle. Ma, sempre in democrazia, gli elettori non si possono combattere e non si possono insultare. Bisogna invece innanzitutto conoscerli, capirli e, infine convincerli perché alla scadenza successiva scelgano in altro modo
“Tornare nei circoli” non serve a niente. Nei circoli vivacchiano saltuariamente pochi anziani fedeli che votano comunque PD. Sono gli altri che bisogna conoscere e convincere e questi altri di sicuro non frequentano i circoli.
In questo caso la famosa canzone “Ci vorrebbe un amico” non tiene. Per qualcuno più che un amico “ci vorrebbe un nemico”.
Condivido. Il caso spagnolo con la nascita di “Podemos” mi sembra costituire l’unica eccezione (per ora). Interessante capire perché nel sistema politico spagnolo la crisi del PSOE non abbia prodotto partiti c.d. ‘populisti’, ma una forza più a sinistra.