Il Teatro della Politica: riusciranno i nostri eroi…..

Da un mese a questa parte, dopo l’euforia (o la depressione) seguite al risultato elettorale stiamo assistendo al Teatro della Politica (entrambe con la maiuscola) nel senso più nobile del termine perché la posta in ballo è il governo del Paese per i prossimi anni.

Dalle urne non è uscito un copione chiaro e puntuale e i partiti devono recitare a soggetto per completare le lacune del copione.

La differenza fondamentale, rispetto a cinque anni fa, è che nessuno ha fretta: non ce l’hanno i partiti, che hanno bisogno di tempo per svolgere al meglio il loro ruolo; non ce l’ha il Presidente della Repubblica, che non vuole soluzioni pasticciate ed effimere; ma non ce l’ha nemmeno il Paese. Sindacati, associazioni imprenditoriali, spread, borse, investitori, ecc. sono assolutamente tranquilli e non fanno alcuna pressione perché si arrivi al più presto ad una qualsiasi soluzione. Le scadenze internazionali possono essere tranquillamente affrontate da Gentiloni e da Padoan che, oltre ad avere ottimi rapporti con tutti gli interlocutori europei, sanno benissimo cosa è successo il 4 marzo.

Gli unici agitati sono giornalisti e opinionisti che, a secondo di quello che dichiarano a giorni alterni questo o quello, ci spiegano come andrà a finire nel giro di pochi giorni.

Per il mestiere che fanno dovrebbero sapere che nel Teatro della Politica si assommano e si affastellano dichiarazioni tattiche, dichiarazioni strategiche, dichiarazioni strumentali, passi avanti e passi indietro, ipotesi paradossali, ecc. come avviene in tutte le negoziazioni di un certo spessore.

Credere che tutto quello che viene dichiarato alla stampa sia “vero” è segno quantomeno di ingenuità se non di vera e propria dabbenaggine. Nel frattempo sono al lavoro le diplomazie che, come tutte le diplomazie che si rispettino, hanno bisogno di tempo, lavorano in silenzio, si incontrano anche quando i loro capi, pubblicamente, se la danno di santa ragione.

A oggi nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno il Presidente della Repubblica, sa come finiranno le cose: la recita è ancora lunga e tutti gli attori possono ancora improvvisare. E’ curioso che invece gli opinionisti ci spieghino continuamente come andrà a finire, ovviamente cambiando versione a seconda dell’ultima dichiarazione dei vari esponenti, più o meno rappresentativi, dei diversi partiti.

In realtà la questione, nella sua essenza, è molto semplice: riusciranno i nostri eroi (5Stelle, Lega, Forza Italia) a dare un governo al Paese? Se sì bene, altrimenti, grazie all’aritmetica parlamentare, si torna in un modo o nell’altro alle urne: tertium non datur.

Vediamo allora qual’è il problema. Per la storia degli ultimi mesi (non degli ultimi anni visto che Forza Italia ha votato la Raggi a Roma e l’Appendino a Torino) Forza Italia fatica a digerire un accordo con i 5Stelle che in campagna elettorale ha definito peggio dei comunisti del ’94. Al contempo i 5Stelle hanno qualche problema a imbarcare esponenti di Forza Italia che da anni considerano, insieme al PD, il male assoluto del Paese. Sembrerebbe, a partire da questo quadro, che non ci sia alcuna possibilità di accordo. Eppure.

Al di là delle dichiarazioni ufficiali i magnifici tre (5Stelle, Lega, Forza Italia) preferirebbero andare al governo piuttosto che affrontare a breve una nuova tornata elettorale che per loro rappresenta comunque una scommessa. Per 5Stelle e Lega il rischio è che una parte del voto di protesta possa rientrare nei ranghi, posto che il PD la batosta l’ha già presa e Renzi se ne è andato. Attenzione, per questi due partiti anche un solo voto in meno rispetto ad oggi segnerebbe una sconfitta politica, un arretramento rispetto al trionfo del 4 marzo. Vale la pena rischiare tanto?

Per Forza Italia, quella che teme più di tutti il ritorno alle elezioni, un ulteriore perdita, anche minima, di voti segnerebbe l’avvio di un declino probabilmente inarrestabile e quindi farà l’impossibile per evitare questa prospettiva.

Il punto allora per gli attori del Teatro è quello di trovare un copione che garantisca un qualche ruolo di governo, anche marginale, a Forza Italia. Da un lato questa soluzione consentirebbe a Forza Italia di dire che esiste, che non è stata mortificata e che, con grande senso di responsabilità, si è sacrificata nell’interesse del Paese.

Dall’altro lato consentirebbe ai grillini, sempre ovviamente nell’interesse del Paese, di dire che in questo modo si sono create le condizioni per dare vita ad un governo capace di realizzare i punti più significativi del loro programma.

La partita è questa ed è ancora lunga. Chi pensa che la coerenza sia o debba essere la chiave di lettura principale per interpretare le dinamiche politiche post elettorali, temo abbia capito pochino di cosa sia la politica in tutte le democrazie moderne.

Staremo a vedere. Nel frattempo però non correremo dietro le dichiarazioni quotidiane degli uni o degli altri.

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