Si dice di Conte, l’attuale Presidente del Consiglio, che non conta nulla perché, primo caso nella storia, non è stato eletto, non ha partecipato alla stesura del contratto di programma alla tedesca, non ha scelto un solo ministro. Eppure c’era una volta nel 1800 in Inghilterra…
Tranquilli, non mi associo a tutti coloro che parlano male del nostro Primo Ministro Conte. Il Primo Ministro di cui ci occupiamo è il personaggio principale di una lunghissima trilogia scritta da Antony Trollope a metà dell’800 in Inghilterra, nota appunto come “Saga del Primo Ministro”. Una lettura affascinante perché Trollope come pochi (es. Tolstoi per la Russia) in realtà è un grande sociologo e un grande politologo perché con i suoi romanzi ci fa capire meglio di qualsiasi dotto saggio storico com’era la società di quell’epoca, quali problemi doveva affrontare, quali trasformazioni economiche e sociali e, soprattutto, come stava prendendo corpo il parlamentarismo inglese di quell’epoca, base di tutte le democrazie moderne.
Il “Primo Ministro” è un giovane aristocratico molto ricco di famiglia che entra ben presto in parlamento dove si distingue per la sua serietà, per la sua preparazione su tutti i dossier rilevanti, per la sua onestà, tanto da divenire in breve tempo Ministro dello Scacchiere.
Preso dal quasi totale impegno derivante dal modo in cui intende il ruolo di politico, casualmente si innamora follemente di una giovane donna completamente diversa da lui. Lei è bellissima, più ricca ancora di lui, vivacissima, curiosa e per nulla condiscendente con le norme che all’epoca definivano le regole di comportamento delle signore bene. Una donna, potremmo dire, di straordinaria modernità, per niente succube del marito e tanto meno delle consuetudini e della morale dell’epoca. La loro relazione è fin dall’inizio burrascosa e non riescono ad avere figli. Presto lui si rende conto che, preso dai suoi impegni e dalla sua passione politica rischia di perderla. Decide quindi di partire con lei e un nutrito seguito per un viaggio di un anno in Europa (il mitico Grand Tour). Lei è felice ma la sera prima della partenza un messaggero comunica al marito che è stato designato all’unanimità Primo Ministro di una nuova coalizione. Con grande fermezza rifiuta perché vuole riconquistare la donna della sua vita. Il racconto delle prime settimane del viaggio è esilarante perché lui si annoia da morire, letteralmente non sa come passare la giornata ma deve far vedere alla sua donna che è felice. Per fortuna finalmente lei resta incinta e rientrano precipitosamente a Londra dove lui finalmente accetta di diventare Primo Ministro.
La scena più bella si svolge pochi mesi dopo nella sontuosa residenza estiva dove la moglie consuma vigorosamente il patrimonio di entrambi ospitando personaggi di tutti i tipi e di ogni rango e dando feste indimenticabili, interpretando in modo molto originale per l’epoca, il ruolo di first lady, ancorchè mamma di una piccola creatura. Ovviamente lui non si diverte e passa il tempo nel suo studio ad esaminare i dossier del governo. Quando un giorno il suo mentore politico, uomo saggio e anziano ormai fuori dal giro, lo va a trovare, il Primo Ministro gli dice papale papale: “Sto seriamente pensando di dimettermi, non ho niente da fare, le cose che contano le fanno e le decidono tutte i ministri, mi sento inutile e mi annoio”. Al che il mentore lo consola: ”E’ vero e ti capisco ma tieni conto che tenere insieme una coalizione rissosa non è cosa da poco; devi essere sempre pronto ad intervenire al bisogno; per il resto leggi e cerca di distrarti”.
Morale della favola. Tutto il mondo è paese: queste cose che succedevano tanto tempo fa in Inghilterra succedono anche oggi in Italia. Chiamare il governo Conte “governo del cambiamento” è forse un po’ azzardato anche se l’ignoranza (della storia), a differenza della legge, scusa eccome. Però, visto che è il governo del cambiamento, potrebbe cambiare la legge, relativamente recente, che vieta ai professori universitari parlamentari o ministri di continuare a insegnare. Invece di intristirsi, come il Primo Ministro di Trollope, perché tanto decidono tutto gli altri, il nostro attuale Primo Ministro potrebbe continuare a insegnare a Firenze, tornando a Roma solo quando i due vice non riescono a mettersi d’accordo. Del resto Aldo Moro non hai mai smesso di insegnare all’università di Bari, anche quando era Primo Ministro.