Prima di intraprendere un qualsiasi viaggio, soprattutto se è un viaggio organizzato come questo, è bene sapere, almeno a grandi linee, a cosa si andrà incontro: quali luoghi, in che sequenza, con quale assistenza e così via. Qualcuno potrebbe decidere di ritirarsi subito mentre qualcun altro potrebbe cambiare idea e decidere di partecipare.
Il viaggio che stiamo per iniziare parte da una specie di paradosso perché è un “viaggio non politico nella politica”.
Non politico perché non di parte. In nessun momento la guida esprimerà giudizi di merito o comunicherà le sue convinzioni. Anzi, si invitano tutti i partecipanti a sospendere, nei limiti del possibile e solo per la durata del viaggio, preferenze per questo o quel partito, ideali, speranze, rabbia, sogni, esperienze, che sono le sacrosante ragioni per le quali ciascuno di noi, in politica, si schiera e, periodicamente, decide per chi votare. Ricercare il massimo di distacco per guardare con la mente sgombra da pre-giudizi la politica italiana è lo spirito, l’anima, la filosofia con la quale questo viaggio è stato programmato e costruito.
Non politico perché non si occupa di elezioni, di risultati elettorali, di coalizioni, di tentativi più o meno riusciti di formare un governo.
Potremmo a ragione definirlo un “viaggio culturale” nella politica.
A questo punto allora conviene forse passare da una metafora turistica ad una più strettamente culturale. Più che un vero e proprio viaggio faremo una visita guidata alla “Pinacoteca della Politica” Italiana osservando attentamente alcuni quadri, i prossimi capitoli, che corrispondono a tutti i partiti italiani oggi in attività. Come in ogni visita guidata che si rispetti la guida utilizzerà alcuni canoni “scientifici” di riferimento, alcuni parametri, per illustrare le caratteristiche fondamentali di ciascun quadro senza esprimere alcuna preferenza personale.
Alcuni di questi parametri sono già noti a chi abbia fatto il primo viaggio e letto la prima parte del libro. Utilizzeremo l’ideologia, intesa come sistema di valori, per analizzare le caratteristiche distintive di ciascun partito. Cercheremo di capire come i diversi partiti pensano di affrontare le turbolenze che abbiamo descritto nel primo capitolo. Ancora, cercheremo di capire come le molteplici polarizzazioni che abbiamo esaminato nel secondo capitolo descrivano la collocazione di ogni singolo partito rispetto alle fratture sociali. Verificheremo se e in che misura i partiti italiani possono essere rappresentati dalla dicotomia neo-conservatori vs. pot-riformisti prospettata al termine del secondo capitolo.
Fin qui tutto noto ma con una sola avvertenza. Il racconto non sarà schematico, rigido e freddo come un qualsiasi foglio excell dove in riga trovate tutte le variabili (turbolenze, polarizzazioni, fratture, collocazioni) e in colonna tutti i partiti. Sarà comunque un racconto, un diario di bordo, dove i parametri di riferimento verranno di volta in volta utilizzati in maniera diversa, con un ordine diverso.
A questi parametri se ne aggiungono altri due.
Il primo deriva da una vecchia classificazione delle organizzazioni proposta da Blau e Scott che sostenevano che le diverse famiglie di organizzazioni, come le imprese oppure gli ospedali e le strutture sanitarie, le associazioni volontarie come partiti, sindacati, cooperative, ecc. hanno sempre un “problema specifico” da risolvere. Ad esempio tutte le “organizzazioni per il “benessere generale” come vigili del fuoco, polizia e ospedali hanno come problema specifico quello di trovare il giusto equilibrio tra efficienza ed efficacia, tra risorse che è possibile investire e risultati che è ragionevole aspettarsi. Investire tutto il denaro pubblico solo negli ospedali, trascurando tutto il resto, migliorerebbe la salute fisica ma non la speranza di vita dei cittadini che rischierebbero di morire in qualsiasi momento in assenza di forze di polizia a presidio della sicurezza.
E’ un problema che non prevede una soluzione facile. Per le organizzazioni a fini di lucro il problema è quello del giusto equilibrio tra costi e ricavi e del profitto a breve o a medio- lungo termine.
Per le organizzazioni volontarie come partiti e sindacati il problema specifico è quello del rapporto tra democrazia interna ed efficacia dell’azione politica, e così via.
Nelle pagine che seguono cercheremo di capire quale sia il problema specifico che ciascun singolo partito deve affrontare in questa fase della sua vita.
L’ultimo parametro che utilizzeremo, e per il quale non ho ancora trovato un termine adeguato, si riferisce all’idea che ciascun partito rappresenti, in misura più o meno esplicita, il sintomo, il segnale, l’indicatore di qualcosa di più ampio che lo travalica.
Ad esempio un partito può essere definito vecchio, non perché superato ma perché deliberatamente assume come valore di riferimento il massimo di continuità possibile con il passato. Viceversa un altro può indicare il valore di tutto ciò che è nuovo a prescindere dai contenuti e dal fatto che sia veramente nuovo. Un indicatore appunto, un segnale a volte debole a volte forte, che però aiuta a capire ancora più in profondità il quadro che stiamo osservando.
Anche con riferimento a questi due nuovi parametri la presentazione sarà discorsiva e non schematica, da diario di bordo e non da foglio excell.
La visita non prevede una comparazione diretta tra i diversi quadri, i diversi partiti. Non che la prospettiva comparativa non sia interessante (per più di vent’anni ho insegnato all’università Analisi Comparativa delle Organizzazioni) ma per due ragioni.
La prima, banale, di spazio perché già così, con questo numero di pagine, il libro rischia di superare la soglia di attenzion/tolleranza della maggior parte dei lettori.
La seconda, molto più seria, è che l’utilizzo sistematico per ciascun partito degli stessi parametri di lettura (turbolenze, polarizzazioni, problema specifico, indicatore) facilita fortemente il lavoro di comparazione che qualsiasi lettore interessato potrà fare direttamente, arrivando alle sue personali valutazioni.
Prima di augurarvi una buona visita alla Pinacoteca della Politica Italiana, un piccolo suggerimento. Quando tornate a casa, magari dopo qualche giorno di pausa, chiedetevi se, dopo questo viaggio in due tappe, è cambiato qualcosa nel vostro modo di pensare alla politica e di parlare di politica.
Non mi interessa sapere se avete cambiato intenzioni di voto e, tanto meno, in che direzione, perché questa non è mai stata l’intenzione del libro.
Se però la risposta fosse anche minimamente affermativa sarei soddisfatto dello sforzo che ho profuso per parlarvi di politica in modo diverso dal solito.
Buona visita.